giovedì 13 marzo 2014

Arriva il Lombard, la moneta complementare della Lombardia


In un mio precedente articolo su Signoraggio.it, in cui parlavo del Tarì, la moneta complementare varata in Sicilia, avevo già chiaramente espresso la mia opinione riguardo al dilagare delle cosiddette monete ‘complementari’ di natura esclusivamente elettronica. Non intendo qui ripetermi. Invito pertanto gli interessati a rileggersi il mio pezzo a questo link: http://www.signoraggio.it/la-sicilia-si-appresta-a-varare-il-tari-una-moneta-alternativa-e-complementare-alleuro/.
Ci tengo però a ribadire che non considero affatto una moneta ‘complementare’ (e per di più di natura elettronica) un’alternativa al sistema, a quel sistema che ha causato la crisi economica in cui ci troviamo e che ha prodotto il mostro a tre teste (quelle della Trojka) chiamato Euro. Per quanto queste ‘monete’ possano nell’immediato generare lievi aumenti del PIL su scala locale e dare una limitata spinta ai consumi, niente hanno a che vedere con le vere monete alternative, come ad esempio il Simec del compianto Giacinto Auriti o lo Scec (anche se quest’ultimo è di fatto un buono-sconto). Ritengo infatti che le monete complementari di natura elettronica rappresentino soltanto una utile stampella al sistema bancario e al pericolante castello di carte del ‘sistema Euro’. E, in più, incentivano in modo esponenziale le forme elettroniche di pagamento (e quindi il controllo dei cittadini), a discapito del sacrosanto uso del contante.
Vale però la pena di dedicare un po’ di attenzione all’ennesima di queste monete ‘complementari’ elettroniche, varata questa volta in Lombardia: il Lombard. E lo faremo soprattutto per fare luce sulle dinamiche che ne hanno determinato la creazione e l’approvazione.
L’introduzione, in via sperimentale, di questa monete complementare rientra nel quadro del progetto di legge sulla competitività d’impresa, approvato dalla Commissione Attività Produttive del Consiglio Regionale
della Lombardia. Si tratta, per ammissione dei suoi ideatori e promotori, di «uno strumento elettronico di compensazione multilaterale per lo scambio di beni e servizi» di cui potranno usufruire le imprese, denominato ‘Lombard’ su evidente proposta di esponenti del Carroccio.
Come apprendiamo da un interessante articolo uscito il 3 Marzo sul sito dell’associazione culturale La Torre, l’idea dell’introduzione di una moneta complementare era stata lanciata durante la scorsa legislatura
dall’allora Vicepresidente della Regione, il leghista Andrea Gibelli (ora Segretario Generale di Palazzo Lombardia). La legge è passata con i voti favorevoli della maggioranza e del Movimento 5 Stelle, con l’astensione del Patto Civico. Il PD ha partecipato solo al voto dell’articolo 1 del progetto di legge. Il testo,
arrivato in aula l’11 Febbraio per l’approvazione definitiva, ha poi visto il via libera unanime dell’intero Consiglio, come riporta un articolo uscito lo stesso giorno sul sito Ilgiorno.it, fra le notizie della cronaca di Milano, in cui si legge che «la Regione Lombardia avrà la sua moneta complementare. Il via libera alla ‘sperimentazione’ è arrivato dal Consiglio Regionale lombardo, che ha approvato all’unanimità la nuova legge sulla competitività.
La sperimentazione riguarderà ‘esclusivamente’ uno strumento elettronico di compensazione multilaterale locale per lo scambio di beni e servizi»
«La Giunta, previo parere della competente Commissione consiliare, con appositi provvedimenti, disporrà – si spiega nell’articolo – le norme attuative e la disciplina del circuito di moneta complementare».
Il progetto, storico cavallo di battaglia della Lega, ha quindi incontrato anche il favore delle opposizioni, in un primo tempo contrarie.
È stato approvato anche un emendamento alla nuova legge che prevede l’introduzione del marchio ‘Made in Lombardy’, finalizzato alla certificazione della provenienza dei prodotti secondo requisiti che saranno fissati dalla Giunta stessa.  Tra le altre misure previste dal pacchetto dalla legge ci sono inoltre l’attivazione sperimentale di zone a cosiddetta ‘burocrazia zero’, la riduzione dell’Irap regionale fino al 25% per le nuove imprese e la riorganizzazione del sistema Confidi.
Il relatore del testo, il consigliere Carlo Malvezzi (Nuovo Centro Cestra), ha sottolineato: «Questa legge nasce dalle esigenze che il sistema produttivo ci ha segnalato con forza in questi mesi e si fonda su un principio cardine: la Regione si fida delle imprese. Chi genera ricchezza e occupazione va sostenuto, non ostacolato».
Alessandro Fermi (Forza Italia) ha definito il provvedimento «un passo avanti concreto per rilanciare il
sistema economico lombardo»
 e Fabio Rolfi (Lega Nord) ha spiegato che «il fine di questa iniziativa è quello di creare le condizioni per mantenere e attrarre le aziende a investire nella nostra Regione». Voto favorevole anche dal Movimento 5 Stelle, con Dario Violi, che ha sostenuto: «Nessun pregiudizio per la moneta complementare, uno strumento già in uso in altre regioni. Certo qualcuno la vorrà strumentalizzare, ma si parla di uno strumento utile per semplificare la riscossione di crediti e che va nella direzione rilancio della competitività e di sostegno al mercato del lavoro».
Il PD, che per bocca del consigliere Enrico Brambilla aveva espresso all’inizio la sua conterarietà, sostenendo che  «affiancare a strumenti utili anche uno strumento tutto da sperimentare e ancora immaturo come la moneta complementare rischia di vanificare gli obiettivi ambiziosi del progetto che sino a qui avevamo condiviso», ha alla fine votato anch’esso a favore.
Ovviamente, in tutto questo entusiasmo bipartsan (anzi, tripartisan), a nessuno è passato lontanamente per la testa che una moneta complementare di natura esclusivamente elettronica farà soltanto il gioco del sistema e dei circuiti bancari. Un sistema che, evidentemente, nel Consiglio Regionale della Lombardia, come del resto anche nei palazzi del potere di Roma, va bene a tutti quanti: a ‘destra’, a ‘sinistra’, al ‘centro’ e anche alla ‘dimensione parallela’ dei pentastellati.
Vi ricordate quanto ha scritto Alfonso Luigi Marra a proposito della ‘rivoluzione per non cambiare’?
Nicola Bizzi

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