lunedì 23 giugno 2014

Riserva di Valore e circolazione


Questo capitolo del libro di Daniele Pace, La Moneta dell'Utopiaè dedicato alla Riserva di Valore e alla Circolazione monetaria alla luce della scoperta Auritiana del Valore Indotto, e quindi al comportamento che la moneta nella realtà economica come fattispecie giuridica, non schematizzabile in formule che ne vogliano limitare la quantità come la disciplina monetaria del sistema bancario vorrebbe imporre dogmaticamente.

Di Daniele Pace

Riserva di Valore e circolazione

Come visto nel capitolo riguardante l'inflazione [1], attualmente molti economisti, anche siti di alcune banche, vorrebbero far credere che l'indipendenza del settore bancario e la sua politica monetaria siano di estrema importanza per il controllo dell'inflazione, pretesa assurda per tutti i motivi delineatisi nel capitolo dedicato. Ma questo porta anche ad una riconsiderazione importante, di quelle che sono le funzioni della moneta come Riserva di Valore e come mezzo di scambio, manifestato con la Circolazione, al di là della proprietà indiscutibilmente da attribuire al cittadino, e che poi regolano la manifestazione sociale della fattispecie giuridica.
Ha ragione chi afferma che l'economia non sia una scienza, in quanto pretende di ridurre in numeri quelli che sono i comportamenti sociali nelle sue interazioni economiche. E ha ragione chi chiama economia il lavoro del fornaio, o dell'operaio, senza i quali non ci sarebbe produzione e quindi la stessa interazione economica, relegando gli economisti e le banche a puri speculatori finanziari che traggono la loro carriera, nei primi, ed energia per il controllo sociale nelle seconde, dal lavoro delle nazioni.
Definendo la fattispecie giuridica del denaro, e la sua proprietà al cittadino, Auriti ha posto le basi per nuove considerazioni su quelli che sono i legami tra comportamenti sociali e moneta, ed è in questa nuova ottica che vanno riviste anche la Riserva di Valore e la Circolazione, essendo esse dettate non da puri numeri contabili, ma dalla convenzione sociale e dalla psiche individuale nella giusta attribuzione del valore della moneta.
La banca centrale stessa pone l'utilizzo degli aggregati monetari come capacità di anticipare, ovvero prevedere l'andamento dei prezzi, includendo anche le Riserve di Valore, in particolare utilizzando l'aggregato M3. Quale sia il sistema utilizzato, posto già il discorso inflazione, debito e interessi [1] come depauperizzante, ed eliminato il sistema bancario con un sistema auto-emesso, rimane ancora da ridefinire sia la Riserva di Valore che la Circolazione attraverso la vera natura e funzione della moneta, l'attribuzione individuale e le convenzioni sociali che ne determinano proprietà e valore.
Con la moneta giuridica le considerazioni non sono più economiche, ma sociali, e i valori non sono più numerici, ma multidisciplinari. Nel campo del comportamento umano va quindi vista la moneta, anche come riserva di valore e come circolazione.
Queste divengono, come la misura del valore, espressione del comportamento individuale e sociale e cambiano dunque di significato. La conseguenza non sarà una diminuzione del valore del denaro, ma una sua ridefinizione nell'utilizzo e nell'importanza in seno alla società e nel suo rapporto con la percezione della ricchezza.
Le stesse banche centrali affermano, in un discorso più che logico, che la circolazione sostiene il valore della moneta, essendo questa il mezzo di scambio, senza la sua circolazione non vi è scambio e quindi valore. Al contempo considera stranamente le riserve di valore negli aggregati monetari, nonostante essi non circolino e quindi non dovrebbero aver valore.
Ma applicando Auriti, come accade per la definizione di proprietà e di induzione giuridica, tutto si chiarisce, in quanto la moneta viene svelata nella sua reale natura e funzione.
Nella convenzione monetaria il succedersi delle fasi della circolazione della moneta nelle mani proprie ed altrui determina analogamente l'alternanza del “Io” col “non Io”, del mio col tuo, che genera, per induzione giuridica, valore monetario....Nasce il valore monetario all'atto dell'emissione nelle mani dell'accettante perché ne prevede la ulteriore cessione e circolazione nell'indotto giuridico.”[2]
Con Auriti il valore nasce al momento dell'accettazione da parte dell'individuo che interagisce nella società, perché ne prevede l'utilizzo.
È poi dalla sua ulteriore cessione (come mezzo di scambio) nella società nasce l'indotto nella circolazione.
Ma è un succedersi di fasi che determina l'alternanza del ”Io” con il “non Io”, che quindi prevede anche l'interazione alternata con gli altri individui. Alternata, non continuata.
Ovvero essendo la convenzione sociale un'interazione tra individui, nello scambio dei beni questa non è continuativa, ma alternata, si realizza solo ed esclusivamente nel momento preciso dello scambio, interrompendosi alla sua conclusione. Il valore nasce dall'accettazione individuale ma solo nell'interazione sociale tra due individui, realizzata nello scambio trova la convenzione sociale, il suo riconoscimento per la società. Quando lo scambio termina, termina anche l'interazione sociale e cessa anche il valore riconosciuto da entrambi nello scambio. Il valore resta puramente individuale nella previsione di utilizzarlo in futuro, ma sempre nello scambio e quindi nell'interazione con altri individui, la cui durata è quella della cessione di un bene in cambio della proprietà monetaria. È solo in questo breve arco di tempo che si manifesta il valore sociale del denaro, che al di fuori dello scambio è puramente individuale in quanto non interagisce con la società. La circolazione è quindi alternata e manifesta solo al momento dello scambio in forma di convenzione sociale del valore.
I depositi, Riserva di Valore, non circolando non hanno valore sociale, e nella circolazione il valore sociale della convenzione viene assunto al momento del pagamento e si interrompe nel momento stesso in cui questo è cessato, anche con il deposito nella cassa di un esercizio commerciale.
Il denaro torna ad essere previsione individuale senza interazione sociale, un simbolo che si riattiva nel momento in cui viene nuovamente accettato in pagamento da un altro cittadino che realizza cosi la previsione temporale individuale che dà valore sociale al simbolo e all'induzione giuridica.
La circolazione e il valore sociale divengono in questo modo intermittenti, mai costanti, tranne che nel lavoro [3], mentre costante resta il valore individuale della previsione e la forma spaziale che acquista e perde valore continuamente.
Poiché il tempo, come diceva Kant, è l'Io che si pone come realtà in quanto capacità in atto di constatare, prevedere e ricordare - e l'io presente nella sua continuità vitale è la costante del tempo - ci si spiega perché, non essendo concepibile tempo senza vita ossia “valore senza vita”, non esiste ricchezza in un mondo di morti.” [4]
Quando Auriti menzionava Kant in relazione alla proprietà della moneta, non solo distingueva il simbolo dal valore, ma anche il valore individuale da quello sociale. L'Io che si pone come realtà in quanto capace di constatare l'utilizzo e quindi la realizzazione dell'interazione sociale, distinto dall'Io presente nella sua continuità vitale capace di realizzare la previsione individuale come costante nel tempo. Vi è quindi nel denaro un valore sociale dell'Io reale constatato nella convenzione, e un valore individuale dell'Io presente costante e riconosciuto nella previsione del singolo.
Entrambi coincidono solo nel momento dello scambio, in quanto il valore individuale ha comunque bisogno dell'interazione per manifestare la convenzione sociale. L'Io reale in questo modo realizza nella società la constatazione, la previsione e il ricordo del valore individuale costante nel tempo dell'Io presente non interagente con la società. Possiamo quindi scindere il valore individuale che si manifesta nella Riserva di Valore e nella previsione temporale del suo utilizzo e il valore sociale che si realizza nello scambio, dunque nel Valore Indotto, nell'interazione tra individui su cui si basa la società stessa e le leggi che la regolano.
Solo nel momento dello scambio il valore da individuale (previsione temporale costante) diviene sociale (induzione monetaria constatata). Il denaro depositato in banca o nel portafogli ha quindi valore sociale nullo in quanto non ha nessun rapporto con la società ed esiste solo come valore individuale nella previsione del suo utilizzo. Per la società acquista valore solo nell'interazione tipica tra individui, scambio di beni e lavoro, e la sua durata determina il momento riconosciuto come comune.
La Riserva di Valore è quindi inattiva per la società in quanto il denaro come strumento sociale esiste solo nella collettività nel solo momento dell'interazione tra individui. La Riserva di Valore premette solo che l'individuo abbia la previsione personale dell'utilizzo dello strumento sociale, ma non può avere valore per la società in quanto essa non può avere la previsione dell'individuo nel momento, e nemmeno nel suo effettivo utilizzo come strumento sociale, non potendone prevedere e quantificare i comportamenti che produrranno la circolazione della moneta.
La banca centrale infatti pone gli aggregati monetari alla base di una previsione sui comportamenti sociali ed individuali ma questo non fornisce nessuna garanzia che questi rispetteranno le previsioni e gli andamenti stabiliti. Per questo la scuola di Cambridge cambiò le variabili nell'equivalenza di Fisher, non potendo prevedere circolazione e transazioni in quanto indipendenti da fattori statistici, ma anche in questo modo realizzava la stessa pretesa cadendo di nuovo nell'errore di poter constatare il valore previsionale dell'Io presente.
Allo stesso modo la società non può sapere a quanto ammonta la Riserva di Valore individuale, ne se come, quanto e in quale quantità questa sarà trasformata dall'individuo in strumento sociale convenzionale, non potendo constatare L'Io presente se non nello scambio.
Questa deve essere considerata nulla finché non realizza la sua funzione, ovvero quella di misura e mezzo di scambio, rimanendo inattiva, con valore solo previsionale.
Ridefinendo la moneta come fattispecie giuridica quindi si ridefiniscono Circolazione e Riserva di valore nel contesto sociale. La Circolazione diventa intermittente, manifestazione momentanea della coincidenza tra valore individuale e valore sociale, e per questo non entra nei calcoli matematici se non in forma empirica. La Riserva di Valore diventa individuale, e ha valore solo nell'Io presente ma manifesta nella circolazione intermittente e alternata, quando anch'essa coincide con l'Io reale nella constatazione della fattispecie e dell'indotto giuridico.
La fattispecie giuridica auritiana di conseguenza accosta la moneta alla nuova società odierna dell'abbondanza, ove i mercati saturi soddisfano tutte le esigenze materiali.
La moneta sociale liberata dall'intromissione bancaria, che oggi la rende scarsa e mal distribuita, diviene abbondante, di valore convenzionale, per essere utilizzata nella nuova forma etica che una società civile impone, con concetti diversi di produzione e lavoro. [3]


[1] SECONDO LIBRO, Inflazione, pag. 254
[2] Il paese dell'utopia, Giacinto Auriti, PDF gratuito, pag 12 (http://www.signoraggio.com/auriti/ilpaesedellutopia_auriti.pdf )
[3] Lavoro e società: cambio di paradigma, pag 406

[4] Il paese dell'utopia, Giacinto Auriti, PDF gratuito, pag 10 (http://www.signoraggio.com/auriti/ilpaesedellutopia_auriti.pdf )

Capitolo tratto dal libro di Daniele Pace La Moneta dell'Utopia, pag 472

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