venerdì 17 aprile 2015

La rivoluzione monetaria parte dall'Islanda

Foto by pixabay.com
La torre apparentemente indistruttibile dell’ordine economico mondiale sta perdendo mattoni. Dopo la costituzione di una banca dei paesi emergenti alternativa al FMI e la raccolta firme per un referendum in Svizzera per una moneta pubblica, il Governo islandese prepara una riforma monetaria dalla portata storica.
Recentemente, il membro del Partito del Progresso Frosti Sigurjonsonn, sotto l’egida del Primo Ministro, ha presentato il dossier“Un migliore sistema finanziario per l’Islanda” con lo scopo di illustrare un possibile cambiamento del sistema monetario.
L’obiettivo è la stabilizzazione del sistema finanziario islandese che ha sofferto “più di 20 tipi diversi di crisi finanziarie dal 1875 ad oggi”.
Il piano attacca due capisaldi del capitalismo odierno:
·        Le banche sono protette dai soldi pubblici in caso di bisogno. Infatti, gli Stati assicurano i depositi con un livello minimo di rimborso ai correntisti, nel caso in cui la banca dichiari fallimento. Il problema sorge quando le banche “too big to fail” crollano e lo Stato deve intervenire pesantemente con i soldi pubblici per salvare banche. Peggio ancora, è questa garanzia che ha spinto gli istituti finanziari a scommettere sempre di più nella finanza-casinò, senza che gli investitori controllassero l’operato delle banche e i troppi rischi che correvano. Come scrive Daniele Chicca su Wall Street Italia, “assicurare i depositi bancari garantisce che il denaro finisca nei forzieri delle banche che offrono i rendimenti più alti. Se un deposito bancario è assicurato, un cliente non è interessato ai rischi intrapresi. Al contempo le banche che offrono i tassi più alti di ritorno  sui depositi prendono i rischi maggiori per essere in grado a loro volta di ripagare gli interessi maturati con i clienti, creando un circolo vizioso.”
Le banche creano denaro scritturale dal nulla. Come? Le banche sono obbligate per legge a tenere solamente il 2,5% dei depositi nelle casse della Banca Centrale e il restante possono prestarlo, ma, come segnala il documento per la riforma monetaria, “la banca commerciale prestatrice aumenta il saldo del conto del richiedente il prestito senza togliere soldi a nessun altro conto [e] il deposito addizionale aumenta il livello della moneta nell’economia.” Peccato che il denaro creato dai privati incide sull’economia generale, secondo logiche private che nulla hanno a che vedere con il benessere generale. Per dimostrare la sregolatezza della creazione del denaro operata dalle banche, il rapporto afferma che in cinquanta anni la valuta islandese ha perso il 99,7% del potere d’acquisto.
La proposta del governo islandese prende spunto dalle teorie del “Sovereign Money System” che si rifanno alle idee dell’economista degli Anni ’20 Frederick Soddy, recentemente riprese nel libro “Modernising Money”, manifesto della Positive Money.
Sono tre i fulcri della Riforma:
1.     L’impossibilità per le banche di prestare denaro che non hanno
2.     Rendere responsabili dei rischi finanziari gli istituti bancari e gli investitori e non lo Stato
3.     Affidare la creazione di denaro a una commissione che, in base a paletti scelti dal Parlamento, decide quanta moneta la Banca Centrale può cedere al Governo (il Documento precisa che questa moneta non verrebbe prestata).
Se l’Islanda diventasse la pioniera nel modernizzare la moneta, sarebbe l’esempio virtuoso per il mondo intero. E, anche se non ancora realizzata, è un altro segnale che possiamo vincere la lotta contro l’apparato finanziario.
Fonte: http://testelibere.it/article/la-rivoluzione-monetaria-parte-dallislanda

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